Ma dove sono finiti i Meldolesi?

Mi piace d’estate fare una passeggiata in centro verso le otto e mezzo-nove di sera e ho notato che, diversamente da quel che accadeva fino a qualche anno fa, capita assai raramente di incontrare qualche concittadino. Le uniche persone che si vedono in giro sono extracomunitari radunati in capannelli in alcune zone di Meldola. Peraltro, tali forme di aggregazionea’‚ a’‚ danno a’‚ l’impressione che, nonostante il tanto parlare, ancora molto ci sia da fare sul piano dell’integrazione…

Ma tornando ai Meldolesi intesi come coloro che abitano a Meldola da sempre o comunque da parecchi anni, mi chiedo: ma che cosa fanno la sera? Non escono piu’? Prendono l’auto e vanno altrove? Vanno a casa di amici?

Spiace vedere una cittadina pressoche’ deserta nelle sere d’estate, rammarica che la passeggiataa’‚ fatta dopo cenaa’‚ non sia piu’ occasione di incontro con amici e conoscenti.

Mi chiedo ancora: e gli adolescenti, quelli ancora troppo giovani per dirigersi in macchina verso i locali della Riviera, a’‚ dove vanno?

Desiderei confrontarmi con tutti i lettori di questo blog per capire se il mio sentire e’ condiviso e se non sia il caso di tentare di porre rimedio a questa progressiva disaffezione verso la propria cittadina.

64 pensieri riguardo “Ma dove sono finiti i Meldolesi?

  1. Amici meldolesi tutti, so che state organizzandovi per festeggiare la Madonna del Popolo ed anch’io mi unisco alle vostre preghiere. Qui a Cagliari, ove risiedo stiamo pregando il nostro patrono, nel rione di Sant’avendrace. Stimo per compiere i tredici giorni che precedono il giorno dela festa a lui dedicata. E’ una festa solamente religiosa. Il parroco ci ha consegnato un foglio da leggersi in ginocchio dinnanzi all’Altare.

    “O glorioso Sant’Avendrace ci rivolgiamo a te, affinchè il nostro cuore e il nostro affetto ti contempli sempre in Paradiso.
    Fa che dalla tua contemplazione nasca in noi sempre la coscienza che la nostra vita è chiamata all’Eternità. Ti supplichiamo, con la preghiera, affinchè ci ricordi che la misura del giudizio di Dio è l’Amore e ci ottenga la forza di andare incontro al Signore con la certezza che, anche per noi, il momento del giudizio sarà un dolce abbraccio con Gesù Cristo. Così sia.”.

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  2. Caro Arnaldo grazie dei saluti, spero che tu e la moglie stiate bene.
    Ho letto della tua preparazione al vostro Santo Patrono… volevo farti presente che in merito al nostro patrono meldolese ti stai sbagliando, la festa si è già tenuta l’ultima domenica di agosto e precisamente il 27-28-29!
    Con affetto.
    Andrea

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  3. Molto Reverendo Don Petrini,

    Ho avuto il piacere di conoscerLa durante una mia breve permanenza là a Meldola, nella chiesa di San Nicolò situata nella via Felice Orsini. E’ a tutti voi, cari amici meldolesi che, sperando di far cosa gradita v’invio alcune notizie inerenti la vita del patrono venerato nella nostra città di Cagliari.

    Città nella quale risiedo dal 1945. Subito dopo la guerra. Vi domanderete chi sia il patrono al quale ci rivolgiamo per domandare a lui una sua intercessione al Cristo Redentore. Iddio, il creatore d’ogni cosa visibile e invisibile. Gesù Cristo,Figlio diletto dela Vergine Maria, che là ove voi siete è apprezzata quale regina del popolo meldolese.

    “Sant’Avendrace fu il quinto vescovo di Cagliari, nato ad Hypis, un antico villaggio del Campidano tra Serramanna e Samassi.Per ben tre anni fu costretto alla candestinità a causa della fede. La grotta su cui sorge attualmente la chiesa parrocchiale lo ospitò per due anni, dall’82 al’84, e secondo la tradizione, un corvo provvedeva al suo sostentamento portandogli quotidianamente il cibo.

    L’acqua era presente nelle cavità grazie ad una piccola sorgente interna alla grotta, alimentata da una falda perenne, ancora oggi attiva. Il 14 marzo dell’87, sotto Domiziano, il vescovo Avendrace morì all’età di 40 anni.
    Sant’Avendrace fu sepolto in quella grotta, che era stata il suo nascondiglio segreto. Il 13 settembre del 203 fu ritrovata la sua tomba dai cristiani della Caralis romana. Da allora cominciò il culto.”

    Colgo l’occasione per inviarvi i miei migliori auguri d’ogni bene, uniti ai saluti più cordiali.

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  4. Amici carissimi Romeo e Andrea e a tutti i meldolesi. In questi giorni non sono stato bene, poichè i dolori per l’età m’hanno provato. Ma eccomi qua ed il pensiero mio è volto all’immagine della Madonna del Popolo, con questa mia preghiera.

    Qui nella parrocchia di San Nicolò inginocchiati dinnanzi all’Altare desideriamo pregare Te, Padre onniotente Dio, che, agli uomini residenti in ogni dove, donasti i comandamenti perchè li potessimo eseguire coraggiosamente.Ci donaste i talenti. Aiutaci a far sì che queste nostre parole, unite ai silenzi meditativi, rechino conforto a tutti i nostri fratelli, nel mondo intero. Ritmo e armonia siano, per l’anima, simili a una soavissima unica voce. Fai che s’innalzi, nel cielo.

    Per poterti lodare. Incessantemente. Perchè il Tuo npme venga glorificato in ogni attimo della nostra esistenza. Noi, uomini in cammino, rechiamo la nostra Croce.Molto più leggere di quella che Ti consegnarono per condurti sul Golgota.Amare Te e la Vergine Madre è più che necessario. Tu sei il Creatore d’ogni cosa visibile e invisibile.Sopra e sotto la terra. Nei fiumi, nei laghi, nei mari, negli oceani. Sulle colline e sulle montagne, in pianura. A Te Cristo Redentore e a Tua Madre ineffabile, anche Madre nostra e del popolo tutto fiduciosamente, noi, lo chiediamo. Amen.

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  5. Gentile signor Arnaldo,
    ho letto per caso il suo epistolario con Romeo (e le sue poesie!!) e ho ritrovato un poco la storia di mio figlio… al contrario! Io sono una meldolese, anche se non abito più lì (ma torno molto spesso) e sono la mamma di…Arnaldo, nato a Cagliari 15 anni fa. Anche noi, come lei, soffriamo un po’ di nostalgia, ma per quella stupenda isola che ci è rimasta nel cuore e per gli amici che abbiamo lasciato là. Forse la nostalgia, per noi come per lei, è per il tempo passato?

    Un caro saluto
    Marisa

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  6. Amici meldolesi tutti,
    ricordo con immenso piacere che quando mi sono recato a Meldola ho provato un caleidoscopio di emozioni vere ed ho potuto conoscere molti di voi con i quali ho potuto dialogare amabilmente. Sebbene il mio cognome sia sardo
    amo ugualmente la vostra città essendovi nato nell’anno 1935. Da allora trascorsero molti anni ma è come se nella mia mente ci fossero tutti i luoghi incantevoli indimenticabili. Abitavo presso la famiglia del Signor Sauro Samorè. Sua madre si chiamava Margherita e mio padre lavorava negli uffici del Comune. Fu là, nella sua cantina ch’io composi la prima poesia. Oggi a settantasette anni vi faccio dono di questa.E la dedico a me stesso tenendovi tutti presenti nel mio animo. Un saluto vada a Romeo e ad Andrea. Leggete ciò che scrivo e se per cortesia mi farete sapere se vi sia piaciuta ditemelo sincaramente e serberò una profonda gratitudine. Eccola:

    POESIA DEDICATA A ME STESSO

    Amo la Sardegna e la Romagna
    intensamente. E parimenti
    poichè nella città di Cagliari
    nacque mio padre nell’anno
    milleottocentonovantasei,

    mia madre a Quartucciu nel 1904.
    Vorrei poter essere un ritratto
    ma non sono che un poeta
    che è pur sempre un’arte sublime
    anche se non vi siano le rime.

    Si, è vero: ho composte
    molte poesie ma d’onuna
    ho tracciato, a linee chiare
    ciò che la mente
    andava suggerendomi.

    Ecco: mi pare di vederli
    ancora vivi. Mentre mi chiedo
    perchè io scriva lasciandomi
    trasportare dall’emozione
    che sempre si rinnova

    ad ogni istante. Ebbene,
    loro, giunta l’età si unirono
    in matrimonio. E inginocchiati
    dinnanzi all’altare
    della piccola chiesa

    pronunciarono, con trepidazione,
    il loro si. Felici più d’ogni
    altro giorno. Tra i familiari,
    parenti, amici e conoscenti.
    Mio padre era carabiniere

    poi divenne impiegato e
    conduceva la propria attivià
    preparando per la popolazione
    i documenti per gestire negozi,
    permesi di pesca e porto d’armi

    per i cacciatori. Mia madre
    lavorava sin dall’alba
    per preparare il pane
    per la famiglia. I primi anni
    li trascorsero a Roma ove nacquero

    i miei fratelli: Romano e Sandra.
    Presso Ponte Milvio. Poi, ebbe
    il trasferimento. Ove prestò
    la sua opera alacremente
    nell’ufficio Comunale. Ammirato

    da tutti per le capacità insite
    nel suo animo e per la bontà
    di spirito combattivo ed
    instancabile. Là io nacqui
    ed un altro fratello che assunse

    il nome di mio nonno paterno.
    Dimoravamo presso la famiglia
    dell’amico Sauro Samorè.
    Sua madre si chiamava Margherita.
    Ebbero a ben volerci e, a distanza

    di tempo li ricordiamo ancora.
    Simpatici, sinceri e cordiali.
    A me pareva di posseder le ali
    e nel’immenso cielo ritrovavo
    quella serenità indispensabile

    nel quale, la notte, potevo
    contar le stelle ad una ad una.
    Frequentai le classi elementari.
    Per insegnante ebbi la Fusignani
    durante il giorno ma la sera

    l’indimenticabile Liverani.
    Ci preparammo per studiare
    la storia, la geografia,
    l’aritmetica e molte materie
    per poter essere pronti

    per l’interrogazione
    ottenendo bei voti.
    Ma devo pur dire e
    con cuor contrito
    vi era la guerra.

    L’Italia si alleò
    con la Germania. Nazisti
    e fascisti vissero in combutta.
    Tutto distrussero, lasciando
    ovunque morte e desolazione.

    La notte s’udivano
    le sirene ululanti.
    Quali famelici lupi.
    La paura serpeggiava.
    Là, ove eravamo,

    nel vasto spazio,
    nel cortile, vi erano alberi
    di fichi, noci e cilirgi.
    E pampini d’uva da tavola
    e quella per preparare

    il vino da porre sulla mensa
    o sull’altare per la S. Messa.
    Ricordo ancora i tini colmi
    di ribollente mosto. La cantina
    fungeva da rifugio ed è

    in quell’occasione che
    entrarono due tedeschi
    armati di fucile ma un sacerdote
    e Dio ci aiutò a salvarci.
    Così composi la prima poesia

    e dopo quella ne scrissi molte
    altre. Una nostra amica di famiglia
    le conserva attentamente piacendole
    poichè non sono solo parole le mie
    ma frutto d’una ricerca costante

    nei meandri del mio spirito.
    Nel labirinto che è la vita
    quotidiana ed anche se Meldola
    sia lontana, la ricordo con affetto.
    Un forte abbraccio amici miei vi invio.

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  7. Grande Arnaldo!
    Bellissima composizione … si sente ch viene dal cuore.
    Eravamo in pensiero per il tuo prolungato silenzio e ci fa molto piacere ritrovarti qui!!! Se poi vieni su facebok in questi giorni il buon Milandri (fotografo professionista) pubblica foto che fanno riscoprire Meldola com’ìera e, forse, come puoi anche riconoscerla 🙂
    http://www.facebook.com/groups/129221567090726/

    Saluti radiosi

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  8. Buona serata a tutti gli amici eldolesi. Sia a quelli che ho avuto il sommo piacere di conoscere sia a quelli che avrei voluto incontrare ma non vi è stato il tempo sufficiente allorquando io e mia moglie ci siamo recati presso la provincia di Forlì in compagnia di Romeo ed Andrea con i quali ho potuto dialogare. Scusatemi se talvolta nello scrivere appaiono parle errate come in quella mia composizione dedicata alle due regioni amate e ricordate. La Sardegna perchè vi nacquero i miei genitori, la Romagna perchè mi vide fanciullo. D’ognuna regione amo la spontaneità e la cordialità che mai dovrebbero mancare. Mi accorgo che nel leggere la poesia che vi ho fatto conoscere (e su questo sito ho posto) ho scritto ognuna, purtroppo mancante della lettera g. Lo sò, prima di inviarvela avrei dovuto rileggerla attentamente. Conserverò, comunque, un caro ricordo di quei pochi giorni là, dove siete e vorrei potervi tornare ma per il momento non mi è proprio possibile. Un caloroso saluto e l’augurio d’ogni bene vi giunga gradito. Scrivetemi ed io risponderò quanto prima mi sarà possibile.

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  9. ciao!!!! scusate l’intrusione, ma anche noi del gasrage ci stavamo chiedendo dov’erano finiti i meldolesi 🙂
    mi dispiace immensamente rovinare questo spazio poetico con qualcosa che di poetico non ha proprio nulla, ma non sapevo dove scrivere questa “comunicazione di servizio” :
    C’E’ LA VOSTRA CARTA IGIENICA DA RITIRARE !!!!!! E’ LI’ DA UN MESE !!!
    c’è gente del gasrage che ha perso una giornata per mettere tutto in ordine, perchè ci sgridano che siamo casinisti….
    per favore venite a prenderla, anche ognuno per conto proprio, se non avete il furgoncino !!
    Grazie e scusate ancora il mio accorato appello, ma non vedo l’ora che si istituisca il sotto-referente (così so a chi dare le “botte” :-)))) )
    cri – gasrage (referente carta igienica)

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  10. Amici miei carissimi meldolesi tutti inizio questo mio scritto con il porgervi il buongiorno più affettuoso ed amichevole.Mi piacerebbe vedere pubblicata su “Filo Diretto” della vostra comunità quanto sto per dire. Grazie.

    Anch’io, come sapete, sono nato a Meldola da genitori sardi. Quale è stata la mia infanzia? Come l’ho vissuta?
    Quali sono i miei ricordi?

    Ad ognuno di noi furono insegnate dai nostri genitori le preghiere da rivolgere a Dio.Lui è il Padre dell’intera umanità.

    Le parole lette nelle Sacre scritture, poste accanto alla pisside contenente le bianche particole ove è presente realmente il corpo di Cristo divenuto Pane vivo per poter nutrire la nostra anima, durante il rito domenicale che si svolge quotidianamente sull’altare dovrebbero farci riflettere.

    Esse sole possono riportare alla nostra mente, amabilmente, un’immagine ideale ed immensa è la gioia provata in quegli istanti per noi cristiani davvero preziosi.

    Posseggono, infatti, la forza dell’acciaio, la bellezza d’un diamante, la limpidezza dell’acqua scaturita da una sorgente, da una montagna come in alcuni luoghi della nostra Sardegna.

    Quanto diverseda quelle urlate dai dittatorid’ogni epoca! Certamente si potrebbe dialogare sul valore
    della Poesia. Uno dei molti talenti che l’Onnipotente Dio donò all’umanità e che mai dovremmo sciupare.

    Oggi a settantotto anni mi sento come un fanciullo desideroso di dimenticare quei momenti terribili ove la guerra fratricida tra fascisti e partigiani si svolgeva senza interruzione. Tutto veniva distrutto. Si sviluppava in maniera terrificante. Venivano bombardate oltre alle abitazioni, chiese, ospedali, centrali elettriche,acquedotti.

    Dovremmo tutti metterci in ascolto della voce di Dio. Rispettarci ed amarci poichè Lui solo ha parole di vita. E’ apportatore di pace, indispensabile per la nostra esistenza e l’altrui.

    Come altre volte, in altre occasioni, da me detto nacqui nell’anno 1935.La guerra terminò nel “45.Avevo, in quell’epoca, dieci anni. Perciò non ebbi infanzia.
    Mentre gli uomini stavano distruggendo l’Italia e l’Europa mi piace pensare che il sole, la luna, le stelle palpitanti quali i cuori di coloro che posseggono la buona volontà nell’agire secondo il Verbo di Dio. Padre misericordioso ed eterno Ti chiediamo di perdonari e benedire tutti i componenti le nostre famiglie.

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