Dialetto romagnolo

Questa estate è stata veramente prolifica di cultura e il silenzio sul blog è stato compensato con delle belle letture di libri e articoli vari.

Tra questi uno appena ultimato ha il titolo:

Siamo tutti Italiani, ma solo noi romagnoli ed è stato scritto da un architetto di Cesena di nome Alessandro Savelli e mi si è rafforzata l’idea che non dobbiamo assolutamente perdere il nostro dialetto romagnolo.

Non dico lo spasso a leggere alcune storielle (chiaramente realmente accadute) che il nostro Savelli ha amorevolmente raccolto in giro per la Romagna ed ho deciso che almeno quelle che conoscevo già le riporterò ogni tanto in qualche discussione. Al contrario però del libro dove subito dopo c’è anche la traduzione ho pensato che la traduzione tocca al lettore … vediamo se il dialetto è completamente perso oppure se ancora qualche “sacca di resistenza” c’è. Mi scuso fin da ora per gli accenti, dieresi, cediglie, ecc. che cerco di adattare al mio orecchio.

E adesso avanti con il primo aneddoto:

Un settantenne vedovo che decise di sposarsi una slava di 35 anni + giovane (per la cittadinanza …) al rientro dalla luna di miele venne così apostrofato dai suoi amici al bar:

T’è vést, l’é arturné e spuslìn …..

ed un altro strofinandosi la fronte con il pugno chiuso e le dita delle corna (indice e mignolo) ben tesi e visibili controbatteva:

Adès l’ha da fé dal bél fadighi, l’ha la moj zovna ….

e tutti gli amici ridevano con sempre le corna nelle mani ben visibili al che il nostro sposino, bevuto il suo caffè, controbattè:

Arcurdiv un quél burdél, l’é méj magnès una torta in cùmpagnì che una mèrda da par sé

Adesso a voi la traduzione corretta delle tre frasi in grassetto … vediamo chi ha orecchio … si accettano anche correzzioni 🙂

Saluti radiosi

174 pensieri riguardo “Dialetto romagnolo

  1. Dove io collocherei il dialetto Anconetano?:per la pronuncia,l’accento e il modo di esprimersi nel gruppo 4.Per la grafia delle parole al gruppo 3.
    Sentire un Anconetano e un Senigalliase e’ la stessa cosa per la pronuncia;e comunque ha similitudini in questo anche col Fanese e Pesarese.
    Per quanto riguarda il finire le parole con la vocale e’ una cosa dovuta all’influenza del dialetto Veneto e non per altre ragioni.
    Riguardo pronunciare la S come una Z voglio fare una piccola correzione con un esempio:ORSO e ORZO come le pronuncera’un Anconetano tutte e due ORZO ? No di certo ma l’animale OrTSo e il vegetale ORZO. E’ come lo THE inglese:bisogna mettere la lingua tra i denti.Cosi’ e’ per la S anconetano che non ha niente a che vedere con la S di altri dialetti che la pronunciano Z.Intsoma e’ una pronuncia tutta sua.
    Per la grafia faccio un esempio:ERNIA=Ergna che vale sia per l’Anconetano che per il Riminese.COSTRUIRE:Costrui’.APPELLARE:Apela’-Apele’.CIECO:Cego-Ceg (pronuncia Zeg).CUOCO:Cogo-Cog.
    Ciao con simpatia,Livio.

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  2. Nota:per quanto riguarda la parola ORSO questa in anconetano puo’essere pronunciata correttamente sia OrTSo sia orSo con la S tipo Sorbole(bolognese);tutte e due sono corrette.Per fare un confronto questo succede anche per il Riminese per la lettera C. La parola CERTO alcuni la pronunciano come una Z ,Zerto altri come una C molto dolce e aperta.Tutte e due comunque sono corrette.
    Questo vale anche per PENSO :penTSo o penSo sono tutte e due pronunce corrette.Ciao ,Livio.

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  3. … come altre volte si può precisare quanto già indicato nella carta dei dialetti dei professori Merlo e Tagliavini ed in altri testi universitari come quello del prof. Crocioni, a partire da Rimini verso Sud, provincia di Urbino-Pesaro (150 anni fa si chiamava così) e la parte nord e costiera della provincia di Ancona esiste un’area di transizione dal gallico al mediano-piceno, chiaramente a Rimini gli elementi mediani sono pochi, ma vanno aumentando e a Pesaro e Urbino, gli elementi mediani sono evidenti, pur essendo rilevante e maggioritaria la componente gallica, Senigallia è una zona in cui gli elementi gallici e mediani si equivalgono, a Sud di Senigallia prevalgono gli elementi mediani, ma le caratteristiche galliche, se pur minoritarie restano, andando via via diminuendo e fino ad esaurirsi a Sud di Sirolo e non è un caso in quanto sotto l’arco di Sirolo (leggete Sirolo in Wikipedia e guardate la targa) è presente una targa che ne ricorda l’appartenenza alla Pentapoli Marittima (Rimini-Pesaro-Fano-Senigallia-Ancona), di cui Sirolo faceva parte come territorio di Ancona(in effetti si ritiene che le caratteristiche dialettali ancor oggi presenti, pur se diluite, si siano formate durante tale periodo.
    Camerano, ad esempio, a Sud di Ancona, presenta caratteristiche galliche simili a Senigallia, anche se oggi si sono anche queste diluite, un abitante di Camerano (Camburàn in dialetto) scopre di avere molte caratteristiche e termini dialettali in comune con i senigalliesi e persino i marottesi (la polenta sa l’ossi) …
    A sud di Sirolo scompaiono completamente gli ultimi elementi gallici per entrare nel mediano-piceno.

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  4. Il Dialetto anconetano va sicuramente nel gruppo 5 a tutti gli effetti con lievi tratti di transizione dal gruppo 4.
    Dire che la pronuncia ricorda il gruppo 4 è un’eresia come dire che la grafia è gruppo 3.

    Ricordo come si è detto che per Anconetano veniva considerato solo il dialetto portuale.
    Errore enorme. Il dialetto Barese infatti, quello puro parlato e riconosciuto dalla maggior parte delle persone è il dialetto della città nuova e provincia. Nessuno direbbe che “il vero dialetto Barese è quello di Bari Vecchia, che proprio per la sua natura diversa e di minoranza risulta una cosa a se.

    Stessa cosa l’Anconetano. Il vero Anconetano è quello che si sente parlare da Torrette a Pinocchio, nelle vie del centro e nella zona del Passetto, di Capodimonte e Tavernelle, il dialetto usato anche per le commedie dialettali ed è a tutti gli effetti un dialetto mediano, facilmente confondibile con il maceratese e la parlata della zona di Filottrano e Cingoli.

    Che il poco parlato dialetto del rione porto abbia più assonanze con il pesarese e il veneziano non interessa a nessuno, essendo una minoranza dialettale che non può essere considerata rappresentativa di quello che è il “dialetto Anconetano”.

    Tutte le persone comuni che ho incontrato in vacanza nell’Anconetano tra città di Ancona, Conero, Corinaldo, Falconara immediatamente dicono della parlata anconetano “sembrano romani”. Che chiaramente è un giudizio da profano, semplicistico ma che fa capire il suono della parlata a cosa viene più facilmente accostato da chi di dialetti e cadenze non capisce nulla.

    E vi lascio ancora con qualche dialogo in Anconetano, Anconetano generico non la parlata minoritaria del porto, affinché possiate tutti rendervi conto quando per assonanza siano vicini al Maceratese e al Ternese e non di certo al Riminese ma nemmeno al Senigalliese:

    “Che cime d’omoni che c’ène al mondo! Baco, Noè, el Cafè Sporte, Betitoni …
    E penzà che io nun ho inventato manco le berete da note!…
    Ieri, a la Linterna, ho visto un morto fugato.
    Com’era bruto! Metea paura! Brrr!
    Ho dito: «vedi j efeti de l’aqua». E so’ ‘ndato subito a beve un dopio litro a San Premià.
    E so tornato a casa.
    Dopo de quela volta nun me so’ suicidato più.

    L’aqua nun la posso vede, imprecosa fa sucede ‘na muchia de disgrazie: fa murì negati, fa l’inondazió, le burasche, fa venì la rugine, l’altrite, el mal de mare, cià i mricobi, bagna quando piove, infraida la roba, inzupa i piedi, fa la fanga, fa l’umidità, fa sbigià, fa morì dropighi …”

    Provate a immaginare come sarebbe lo stesso dialogo in romanesco e fate una percentuale di qualche assonanze o congruenze lessicali/grammaticali ci sono con il riminese/senigalliese e quanto con il romano/ternese

    “Che cime d’omoni che ce stanno ar monno! Baco, Noè, el Cafè Sporte, Betitoni …
    E penzà che io nun ho inventato manco le berrete da notte!…
    Ieri, a la Linterna, ho visto n’ morto squajato.
    Com’era brutto! Metteva paura! Brrr!
    Ho deto: «vedi i efeti de l’acqua». E so’ ‘nato subito a beve un dopio litro a San Premià.
    E so tornato a casa. Dopo de quela vorta nun me so’ suicidato più.

    L’acqua nun la posso vede, imprecosa fa succede ‘na mucChia de disgrazie: fa morì negati, fa l’inondazini, le burasche, fa venì la rugine, l’artrite, er mal de mare, cià i microbi, bagna quanno piove, infraida la roba, azzupa i piedi, fa la fanga, fa l’umidità, fa scivolà …”

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  5. Però il dialetto di Camerano (o Camburàn) assomiglia molto di più al dialetto senigalliese rispetto a quello che hai riportato tu.
    Ancona, oltre ad essere il capoluogo regionale delle Marche, è una città portuale e probabilmente la parlata ha subito solo negli ultimi decenni gli influssi degli interni (in particolare di Jesi, Osimo, Loreto…)
    Sono comunque convinto che l’anconetano presenti ancora alcuni tratti di tipo gallo-piceno, per es. la pronuncia di “s” intervocalica è sonora e non sorda come a Jesi o a Fabriano (ad Ancona si dice ròşa, càşa ecc.); inoltre la pronuncia di “è” aperta negli avverbi è identica al senigalliese e all’urbinate (“sicuramèènte”), la “o” non accentata diventa “u” (“cusa fài?”, a Senigallia e a Fano si dice “cu fài?”), la pronuncia della “a” è molto palatale come in alcuni dialetti gallo-piceni (vedi la tipica pronuncia dei fanesi quando dicono “Fâno”).
    Lo scempiamento delle consonanti doppie mi sembra invece di origini venete; nei dialetti romagnoli e gallo-piceni in alcuni casi esistono le consonanti doppie dopo la vocale accentata, perché c’è il fenomeno dell’isocronia sillabica (per es. si dice “stóppid”, “dòppi”, “bėrra”, “córra”= stupido, doppio, birra, correre ecc.), in anconetano invece le consonanti sono tutte scempie (unico caso nell’Italia centrale).

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  6. Se sono sinceri i Baresi della zona nuova diranno che se uno vuole sentire il vero Barese dovrebbe andare a Bari vecchia e non il cotrario.Premesso questo,riconfermo il 4 per l’accento e il 3 per la grafia;se poi uno gira per Ancona e sente parlare varie persone ,cio’non significa che queste siano effettivamente di Ancona ne tanto meno che il loro modo di parlare non abbia l’influenza dei loro paesi d’origine;Ad esempio:chi parla oggi a Rimini il dialetto Riminese? Se vogliamo sentire parlare in dialetto dobbiamo fermarci a parlare con persone di una certa eta’(minimo 50 anni se non 60 o 70 o 80)per poi scoprire che in realta’anche loro non sono proprio di Rimini,ma dei paesi vicini della vallata del Marecchia o del Pesarese;per non dire poi che se Rimini e’diventata Provincia lo deve al notevole afflusso di migranti del meridione:se quindi uno volesse effettivamente oggi dire qual’e’ il riminese parlato oggi non e’ di certo quello parlato che si sente andando per le strade;di coseguenza vorremo sostenere allora che il vecchio riminese non fa più testo?Ciao,Livio.

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  7. Ma infatti il dialetto di Camerano è considerato un’isola linguistica (come il paese di Poggio) dove si parla ancora un gallo-italico ed è considerato un dialetto a parte rispetto a quello più mediano della città di Ancona.

    Riguardo al fatto che per me il vero dialetto/calata/accento che si parla ad Ancona lo si sente per le strade, riconosco benissimo l’accento anconetano quando lo sento, avendo una calata tutta sua che lo differenzia nettamente da qualsiasi cosa stia più a Nord e dalle parlate umbre, laziali e picene. Quindi sì, sono sicuro che quelle persone sono anconetane e non meridionali trapiantati (il cui accento è inconfondibile) o persone dei paesi vicini (per dire, a Jesi, Osimo, Loreto la parlata assume toni quasi toscani)

    E ribadisco che la lettura di commedie e poesie rappresentate nel territorio di Ancona e scritte da scritto anconetani (ma non portolotti) dimostra la spiccata medianità del dialetto di Ancona e il parallelismo con gli stessi dialoghi tradotti in romagnolo o romanesco, ne mostra la lontananza grafica e sonora dal primo tanto quanto l’attinenza con il secondo.

    Ci riprovo:
    Anconetano: Sta atenti, Zebibo, che se sbigi te, penzerane che sei imbriago: casca un signore, dicene ch’è un delinquio…
    Del resto no’ cascamo perché ciavemo do’ zampe sole invece de quatro: miga perché semo imbriaghi!…

    Romagnolo: Ocio Zebibo, che se t’ sfuzl i pensarà che t ci imbariegh: casched un sgnor, i disen che l’è un delett
    De rest nujetar caschem parché a javen sol do zampe invezi d’ qvatar: miga parché sem imbarieghi.

    Romanesco: Sta attento, Zebibo, che se te ruzzichi, penzeranno che sei mbriaco: se casca n’zignò, dicene ch’è n delitto. Del resto noi cascamo perché ciavemo du zampe sole invece de quattro: mica perché semo mbriachi.

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  8. Secondo la tradizione il dialetto Anconitano sarebbe nato nel Rione Porto…dalla fusione di tre parlate:quella locale dei purtuloti (portolotti)lavoratori portuali,dei levantini marinai provenienti da oriente stabiliti si in citta’ e quella dei Burani, ovvero le famiglie originarie di Burano e della laguna veneta,traferitesi ad Ancona in cerca di fortuna e dedite alla pesca e alla navigazione…. (tratto da Wikipedia)
    1)Veneto:Ca staga atenti (ocio),Zebibo,ca sa te sbrigi,pensane ca ti te xe’ imbriago (ciuco) casca un sior e disene ca xe un delito
    De resto noantri (nialtri)caschemo parche ‘gavemo solo Du zampe (zanpe)inveze de quatro miga parche’semo imbriaghi (ciuchi).

    2)Riminese:Sta ateinti (ocio),Zebibo,che se te sguili, i pensara’che ci imbrieg :e casca un sgnor ,i dis che l’e’ un delet
    De rest nun a caschem perché avem du zempi sol invece ad quatre mia perché a sem imbrieg.

    3)Anconetano:Sta atenti (ochio),Zebibo,che se te sguili (ca sa te sbrigi) pensare che sei imbriago (ca sai imbriago, ciuco): casca un segnore (sgnore )i d’ighene(dine)ch’e’ un deleto (delito)
    De resto nialtri (nuialtri)caschemo (cascamo)perche (parche’)avemi (avemo)solo du zampe (zanpe) invege de quatro miga parche'(perche’)semo imbariaghi (imbriaghi o inbriaghi ).

    Romanesco:Sta attento,Zebibo, che se te ruzzighi ,penzeranno che sei imbriaco :se casca n’zigno’, dicene ch’e’n delitto,
    Del resto noi cascamo perche’ciavemo du zampe sole invece de quattro mica perché semo imbriachi.

    Nota:l’Anconetano non usa le doppie,come fa anche il Veneto e il Riminese (Romagnolo);mentre il Romanesco si.
    Dal raffronto che si può fare di questi dialetti ,lascio a ognuno di voi la scelta a chi più assomiglia il dialetto Anconetano;ma per favore non venitemi a dire che non e’ gallico.Ciao,Livio.

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  9. Errata corrige:buraneli e non Burani.
    Miga e non mia
    (per il riminese)
    Pensarane e non pensare (per l’anconetano)
    Ma chi l’ha inventato l’autocorrettore mentre uno scrive?:fa più sbagli quello che altro…

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  10. Direi che la traduzione in riminese va abbastanza bene, a parte “te sguili” (che in riminese sarebbe “t’sguéll”) ma in questo caso vedo meglio “t’scapóz”, perchè “scapuzè” rende meglio l’idea di uno che casualmente inciampa e scivola per terra (es. ha fatto uno “scapuzzo”= uno scivolone).
    A Rimini si dice anche che qualcosa è riuscito per “scapuzzo”, ovvero per caso fortuito (ad es. il pallone è entrato in rete per scapuzzo, ha vinto di scapuzzo ecc.).
    “Sguillare” si usa invece per indicare qualcosa di scivoloso (credo che sia da collegare etimologicamente con l’anguilla, nota per essere viscida); ad es. “Stai attento al ghiaccio che si sguilla!”, “il pesce mi è sguillato dalle mani” ecc.
    Altra cosa, a Rimini per dire “solo/soltanto” ci sono due modi: “sól” (come ha scritto Livio) oppure “snò”; in questo caso si potrebbe dire “perchè avém du zèmpi snò…”.

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  11. Per quanto riguarda la traduzione del testo inviato da Totò ,per tradurlo non avevo la versione in italiano,ma tre versioni in tre dialetti:anconetano,romagnolo e romanesco.Delle parole:sbigi (parola che si usa pur essendo una palese distorsione della più corretta :sbrigi)sfuzl,e ruzzichi,l’unica che conosco per il suo corretto significato era sbrigi , che vuol dire:scivoli ,dal verbo :sbrigia’(scivolare).Ecco perche’ho usato Sguile'(scivolare)e non inciampare che nella forma dialettale e’:scappare o scapuciare e che in riminese e’:scapuze'(inciampi:scapuz )(con la pronuncia della U che sembra una O,ma che nello scritto non dovrebbe in realtà variare,comunque..)
    In Anconetano inciampare e’:scapuza’ o scapucia’;inciampi:scapuzi o scapuci.
    Mi scuso per l’errore fatto nella traduzionè in Riminese dove ho messo l’Anconetano:Sguili invece che sguil (scivoli) ,dal verbo riminese:Sguile’ (scivolare) . (Scrivo sguil e non sguel perche’questa e’più la pronuncia e non il corretto modo di scriverlo.E’ un po’ come per il francese:si scrive:Papin, ma si pronuncia: Papen; giusto?).
    Anche ad Ancona i termini:Sguillare e scapuzzare hanno lo stesso identico significato come tu ben descrivi per il dialetto Riminese (ecco perche’continuo ad insistere sul fatto che in realta’tra i dialetti :Riminese e Anconetano le similarita’ci sono e non di poco conto).Ciao con simpatia,Livio.

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  12. Similarità ci sono, basta pensare alla preposizione ‘ntel ma comunque non così tante da dire che all’orecchio di un profano non emergano maggiormente le caratteristiche mediane, la vicinanza con la calata maceratese e la grammatica accomunata a quella aretina-romana.

    Per precisazione, il dialetto romagnolo con cui ho tradotto il dialogo anconetano è quello delle forlivese.

    Il riminese sembra avere più affinità linguistica con il marchigiano.
    Che ci siano parole in comune è logico, considerando gli scambi commerciali tra il porto di Ancona e tutte le città dalla costa, infatti nell’anconetano spiccano anche termini di origine pugliese, proprio per gli scambi con il Gargano e Taranto.

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  13. A detta di alcuni sembra che l’unica influenza che il dialetto Anconetano possa aver subito e subire nel corso del tempo sia solo quella proveniente dalle zone limitrofe a sud-ovest o sud di esso o di regioni del sud .
    Le cose stanno effettivamente cosi’?
    Notate ora il raffronto delle parole :fico,figlio,donna,fratello,fuoco,gatto.
    Dialetto veneto:figo,fIolo, dona o femena,fradelo,fogo,gato.
    Dialetto anconetano:figo,fiolo,dona o femmina o femena,fradelo,fogo,gato.
    Dialetto riminese o Romagnolo (basta togliere la vocale finale):fig,fiol(pron. fiul)dona,fradel,fog(fug),gat.
    Dialetto pugliese:fica,fiju,femmn,frati,fueco,gatte.
    Dialetto romanesco:fico,fijjo,donna,frate’ o fra o fratm, gatto.

    Da questo raffronto che cosa si puo’ notare di rimarchevole?.
    1)come il dialetti Veneto non e’una semplice influenza ma un’effettiva base del dialetto Anconetano e Riminese (Romagnolo);cosa che non si puo’affermare per il Pugliese e il Romanesco.
    2)Tra l’Anconetano e il Riminese (Romagnolo) vi e’di piu’che di una semplice affinita’ o influenza.
    3)L’Anconetano come il Riminese o Romagnolo ha subito un’influenza per la loro parlata più dal Nord e che a loro volta hanno influenzato le zone a sud di essi.

    Personalmente non ho mai affermato che la calata Anconetano e Riminese siano identiche;cio’non vuol dire che questo le allontani dall’essere,come ho dimostrato ,dialetti parenti e affini.Perche’? E’ come affermare che tra l’Italiano e il Francese non vi e’ nessun nesso,nessuna parentela:la loro calata e’ totalmente diversa infatti,ma non e’ questo l’aspetto rilevante per affermare che non siano parenti.

    E comunque la calata di Ancona non e’ certo Romanesca o Pugliese e nemmeno mediana.E’ una calata tutta sua,molto simile al Senigalliese se non uguale.

    Ciao,con simpatia ,Livio.

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  14. Errata corrige:femina (e non femmina)non esistono le doppie in Anconetano ,come del resto nei dialetti gallici; cosa contraria per i dialetti medianici (aspetto che non e’ di poco conto per stabilire se un dialetto e’ gallico o no)

    Dimenticanza: fuoco in romanesco: foco. Ciao

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  15. Il dialetto pugliese settentrionale (che è quello da cui possono aver attinto parlate mediane, essendo il Salento una regione a parte con molto più affinità alla Calabria) ha la particolarità in realtà di non avere vocali finali distinte ma praticamente di sparire.

    Quindi è sì u fueche, ma si legge “u fuec'”
    U fighhie, ma si legge “u figgh'”
    U fiche, ma si legge “u fic'”
    U frate, ma si legge “u frat'”
    U jatte, ma si legge “u jat'”

    In questo ho sempre trovato un’assonanza con il romagnolo, in quanto, fatta eccezione la provincia di Rimini (e non dimenticandoci che il “centro linguistico della Romagna più puro è Faenza e tanto più ci si allontana verso Sud o Nord tanto più cominciano le contaminazioni) il romagnolo ha la tendenza a rendere indistinta e sceva la vocale finale in molte parole. Così quando a Forlì dicono “la gvera” in realtà è più un “la gverə” o quando dicono “al durmeiva” in realta è più un “al durmeivə”, o se dicono “midsena (medicina)” è più un “midzenə” e “seinza” suono più come “seinzə”.

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  16. Interessante questa assonanza tra il dialetto pugliese “garganico” e il romagnolo settentrionale.
    Ho notato che anche nel dialetto di Comacchio è molto forte la tendenza a rendere indistinta la “a” finale o addirittura a trasformarla in “e”, caratteristica che pensavo fosse tipica di Fusignano e dintorni (Arrigo Sacchi :D).
    L’epicentro sembra proprio l’area delle valli di Comacchio e la zona di Lugo, ma il fenomeno si è esteso un po’ in tutta la Romagna centro-settentrionale fino a lambire l’area riminese, dove comunque è meno diffuso (si comincia ad avvertire verso Santarcangelo).
    Ad ogni modo un certo turbamento vocalico della “a” è presente in tutta la Romagna e anche nelle Marche settentrionali (fino al Conero).

    Una caratteristica importante che invece accomuna la Romagna settentrionale a Bologna è la pronuncia della “s” e della “z”: a me sembra che abbiano una sonorità diversa da come le pronuncia un riminese; per es. la “s” in quelle zone ha un suono strascicato molto accentuato quasi del tipo “sciòrbole” (in questo è molto bravo Cevoli quando fa l’assessore Cangini), mentre a Rimini ha un suono un po’ sibilante, meno palatale (ho notato analogie con la “s” sibilante friulana e trentina); la “z” bolognese e faentina ha un suono molto particolare e sembra quasi che tenda a “ss” (un po’ come succede nel dialetto di Urbino dove dicono “pissa” per “pizza”), mentre a Rimini ha un suono più aspirato, quasi “th”(se io dovessi dire “pizza” suonerebbe quasi “pittha”).

    Poi sono curioso di sapere cosa ne pensi della differenza di pronuncia fra un riminese e un cesenate, visto che a me pare evidentissima anche in italiano; lo studioso riminese Davide Pioggia accomuna il cesenate ai dialetti romagnoli sud-orientali per la mancanza di vocali nasali e altre particolarità, ma a me non sembra proprio che si possa includere il dialetto cesenate nel gruppo romagnolo sud-orientale (tra l’altro non credo che a Cesena ne sarebbero contenti :D)
    Per me già a Santarcangelo (e ancora di più a Bellaria) si comincia a sentire qualcosa di cesenate nella cadenza, tant’è che quando capito in quei posti la gente capisce subito che sono riminese, cosa che difficilmente mi capita a Riccione e Cattolica, dove la parlata è più affine a Rimini.

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  17. @bikefun

    il Cesena io lo accomuno ai dialetto nord-centrale
    sia come cadenza, anche parlando in italiano, sia come vocabolario dialettale e risoluzione dei dittonghi è talmente simile al forlivese-faentino-ravennate da non essere facilissimo distinguere un cesenate da questi ultimi, cosa invece più semplice per un riminese e facilissima per un riccionese-cattolichino.

    Il gruppo nord-orientale (cesenatico-cervia-mmilano marittima) invece ha caratteristiche più riconoscibili.

    Detto questo ho sempre trovato strana la situazione di Rimini, dove (verificato che un parlante sia nato a Rimini) c’è una metà dei cittadini che ha una cadenza più meridionale, a volte quasi pesarese e una metà che ha una cadenza settentrionale a volte confondibili con il forlivese.

    E poi quando saltano fuori termini dialettali ancora si nota questa cosa con alcuni riminesi che dicono “in zir par Reimn” e altri che dicono “in gir per Remn”, altri ancora che dicono “ma che in citè” e altri che dicono “aque in zitè” e ancora alcuni che dicono “cusc te vo” e altri “s a vut” Alcuni riminese li scambio per bolognesi.

    Hai notato pure tu questa polivalenza nella parlata e cadenza riminese?

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  18. In effetti Rimini è una città di confine e ospita gente che viene un po’ da tutte le parti d’Italia (e in particolare dalla Romagna e dal Montefeltro).
    Detto questo, è vero comunque che a seconda della frazione o del quartiere di provenienza ci sono delle differenze notevoli: a Miramare non si parla certo lo stesso dialetto che si parla alla Barafonda (San Giuliano mare) e anche la cadenza italiana cambia parecchio considerando la breve distanza, ad es. l’intonazione delle domande è piuttosto diversa, leggermente in levare verso sud (non evidente però come in pesarese) e nettamente in calando verso nord con allungamento delle vocali accentate (con effetto che al mio orecchio suona un po’ cantilenante), tanto che a volte mi viene da pensare che l’area a nord e a ovest del Marecchia sia più santarcangiolese che riminese, mentre l’area a sud e a est dell’Ausa è già un po’ riccionese/corianese.

    Naturalmente devi anche pensare che chi ha parenti, amici o conoscenti a Cesena o a Pesaro o frequenta abitualmente queste zone col tempo assorbe un po’ l’inflessione di queste parlate; rimane il fatto che la cadenza cesenate, forlivese e bolognese è diversissima dalla nostra e l’ho notato avendo avuto a che fare per motivi di studio e lavoro con gente di Cesena, Forlì, Ravenna e Bologna; allo stesso tempo, però, anche il pesarese ha una cadenza molto diversa e facilmente distinguibile dalla nostra, con un’inflessione molto caratteristica e simil-urbinate (specie nelle domande e nelle esclamazioni) e diversa apertura e chiusura delle vocali (per es. i pesaresi dicono: “aspétta”, “gènio”, “Terèsa”, mentre i riminesi dicono: “aspètta”, “génio”, “Terésa” ecc.).

    Ho notato però che anche in alcune località periferiche della provincia di Pesaro-Urbino la cadenza cambia e assume le caratteristiche delle parlate confinanti; ad es. a Casinina di Auditore la cadenza non è poi così diversa dal riminese o dal riccionese ed è lontanissima dall’urbinate; per es. guarda questo video sulla piadina sfogliata (o crescia del Montefeltro):

    Non ti sembra che quel ragazzo e ancora di più quella signora parlino con cadenza simil-riminese (o al più riccionese)?
    Devo dire che se non avessero parlato della “crescia” io stesso li avrei scambiati per romagnoli!

    Tornando al discorso iniziale, è vero che alcuni riminesi hanno una cadenza che si allontana dal sud-romagnolo, in particolare tutti quelli che sono nati o hanno parenti fuori dalla città assumono inconsciamente alcuni elementi delle parlate confinanti (io stesso alterno la cadenza riminese alla cadenza pesarese e a volte anche alla cadenza sammarinese e riccionese, in quanto frequento e ho parenti e amici in quelle zone); rimane poi da capire perché il riminese non è considerato dai suoi abitanti come una forma tipica di sud-romagnolo e molti riminesi non sono fieri della propria cadenza e cercano di “scimmiottare” la cadenza di altre parlate romagnole ritenute più prestigiose o “alla moda” come il cesenate o il forlivese; infatti non capisco perché Cevoli sbiascica la “s” in quel modo quasi bolognese e non l’ho mai sentito fare da nessun altro riccionese; ti dirò che sembra quasi che venga da Cesenatico.
    Al contrario ho conosciuto molti ragazzi sammarinesi e sembra che loro siano molto fieri della loro cadenza, i giovani parlano e conoscono il dialetto (al contrario di Rimini) e dicono abitualmente parole in dialetto come “plècca” = fango, “birbo” = furbo ecc.; qui nessuno sembra interessato a come si parla nel resto della Romagna e c’è meno rimescolamento di parlate rispetto alla costa.

    Correggo le frasi che hai riportato in riminese cittadino:
    “in zir per Rémin”, “iqué/iché in zità”, “cus t’vò” oppure “sa vot” (“sa vut” mi sembra della zona nord); alcuni riminesi dicono “a fasém” altri “a fém” = (noi) facciamo.
    Altro tipico modo di dire riminese: “cus cl’è?” = che cos’è?

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  19. Tra il dialetto anconetano e il dialetto riminese (romagnolo) c’è affinità ,parentela? Notate la sequenza di queste parole che iniziano con la lettera F e poi traetene le ovvie conclusioni.
    NB.se dopo il termine in italiano sarà scritta una sola parola,vuol dire che per tutti e due i dialetti si usa un uguale termine dialettale;se ve ne sono due o più il primo è riminese dopo il trattino è anconetano.
    FABBRICA=Fabrica.
    FALLA=fala.
    FALLIRE=fali’.
    FAMIGLIA=fameja.
    FARE= fe’-fa’.
    FATICA=fadiga.
    FATICONE=fadigo’n – fadigo’.
    FATICARE=fadighe’-fadiga’.
    FATICOSO= fadigos – fadigoso.
    FATTURA=fatura.
    FAVOREVOLE= favurevul – favurevule.
    FAZZOLETTO=fazulet- fazuleto.
    FEBBRAIO=febrer – febraro.
    FECONDARE=fecunde’-fecunda’.
    FEDERA=fudreta.
    FERROVIA=feruvia.
    FERROVIERE=feruvier -feruviere.
    FESTEGGIARE=festegie’-festegia’.
    FETTA=feta.
    FETTUCCIA=fitocia.
    FIACCA=fiaca, dibuleza.
    FIAMMIFERO=furminent, furminante.
    FICO=fig-figo.
    FIGLIO=fiol -fiolo.
    FILASTROCCA=filastroca.
    FINIRE=fini’.
    FINTANTO=sintent – sintanto.
    FIORAIO= fiurer -fiuraro.
    FIORETTO=fiuret -fiureto.
    FIORIRE= fiuri’.
    FIUME= fiom-fiome.
    FODERA=fodra.
    FOGLIA= foja.
    FONTANA=funtena – funtana.
    FORAGGIO=furag- furagio.
    FORNAIO= furner- furnaro.
    FOSSA=fosa.
    FRACASSO=scaramaz- scaramazo.
    FRATELLO=fradel- fradelo.
    FREDDARE=sfrede’- sfreda’.
    FRUGARE= sfurgate’- sfurgata’.
    FULMINE=saeta.
    FUOCO=fog – fogo.
    FUORI= fora.
    Se dunque il riminese è un dialetto romagnolo ,e lo è;come fa a non esserlo anche l’anconetano,vista la evidente somiglianza dei suddetti termini riportati sopra? Come si può affermare che tra di essi non vi è nemmeno una stretta parentela?O evidente similitudine?Dovuta questa dall’influenza su di essi del dialetto veneto e dal millenario legame politico sotto lo stato della chiesa e dalla pentapoli e dall’esarcato sotto Ravenna e dagli scambi migratori tra le due città? Ad esempio il cognome Pesaresi è molto diffuso in entrambe le citta;come il cognome Romagnoli.Per non citarne altri:Nenni,Pierani,Galeazzi,Orlandini,Buda,e così via.Fu la Chiesa che per Suoi interessi ,nel corso del tempo di quello che un tempo era un territorio conosciuto col nome di Roma’nia (Romagna,forma dialettale)lo divise in due parti,chiamando l’altra Marche;Ma ciò non ha potuto cancellare la stretta parentela che evidente anche dalle parole dialettali tra le due citta’.Ciao,Livio.

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  20. Ciao a tutti,
    oggi qui a Rimini nevica (òz e’ bófa! :D); mi sono venuti in mente alcuni termini dialettali riminesi relativi alla neve:
    “bufè” si dice quando nevica forte, specialmente con raffiche di vento improvvise (“réful ad vènt”);
    “sfruflè” si dice invece quando nevica piano e i fiocchi non attaccano al suolo (“e’ sfrófla”).
    Quando la neve si scioglie si forma una specie di poltiglia sulle strade che a Rimini chiamiamo “paciugo” o, in dialetto, “paciarèina”.
    Quando la neve si scioglie (“la smòia”), bisogna stare attenti (“tòca stè in urècia”) perché si scivola (“u’s sguéla da màt).

    Bòn Nadèl ma tótt

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